Azhar Rfig

Azhar Rfig nasce in Marocco nel 1972. Nel suo paese d’origine svolgeva il lavoro di tappezziere, e grazie a questo mestiere nel 1999 riesce a prendere contatti con un cliente di Dubai, deciso a trasferirsi negli Emirati Arabi per accrescere il suo lavoro. Ma lo stesso giorno in cui sarebbe dovuto partire per Dubai il fratello lo chiama dall’Italia proponendogli un contratto di lavoro. Azhar fa le valigie, prende il primo aereo, e arriva in Romagna, dove per i primi tempi riesce a portare avanti il suo mestiere. Ben presto però si accorge che in Italia è l’edilizia il campo in cui avrebbe dovuto puntare e, affascinato dai metodi di costruzione in legno, decide di iniziare la sua avventura come artigiano, svolgendo inizialmente le mansioni da muratore, per poi specializzarsi nella sua vera passione, i tetti.

Dopo aver lavorato in diverse aziende e aver fatto esperienza sul campo, arriva in Ital Tetti dove trova una realtà in costruzione, una cooperativa in crescita di cui diventa uno dei soci fondatori. Azhar crede molto, sin da subito, in quel progetto e in quel gruppo che si sta creando, ed è grazie alle difficoltà ed ai sacrifici fatti nei primi tempi, condivisi con i suoi colleghi, che ora finalmente vede la cooperativa come un team coeso e unito verso un unico obiettivo. E guardano la realtà lavorativa attuale non può far altro che ripensare al primo lavoro svolto all’inizio del suo percorso in ItalTetti; un intervento a Brisighella, in provincia di Ravenna, dove, con soli 6 mq di ponteggio, spostandolo da un lato ad un altro, è riuscito a portare a termine il lavoro.

Nonostante l’amore per il proprio lavoro in copertura però, a causa di alcuni problemi fisici, due anni fa si è nuovamente reinventato diventando magazziniere.

Malgrado le difficoltà e la lontananza da casa, Azhar si ritiene un uomo fortunato. Ha sempre avuto infatti la possibilità di lavorare, di garantirsi una stabilità e di integrarsi, tanto da decidere di farsi raggiungere dalla moglie scegliendo l’Italia come paese in cui costruire il proprio futuro e la propria realtà familiare, per se stesso e per i suoi tre figli che, come lui stesso ama definire, sono dei romagnol-marocchini doc.